Scultore e architetto italiano. Specializzatosi inizialmente
in oreficeria, realizzò successivamente la porta Sud del battistero di
Firenze, tra il 1330 e il 1336. Dopo la morte di Giotto, avvenuta nel 1337,
A. venne nominato capomastro alla fabbrica del duomo e apportò
alcuni cambiamenti al progetto di Arnolfo di Cambio: a lui si devono infatti
l'ampliamento della navata e lo sviluppo in altezza della chiesa.
Continuò anche il campanile di Giotto, senza che però venisse
ultimato:
A. infatti venne sostituito da Talenti nel 1343, dopo essere
caduto in disgrazia in seguito alle vicende avverse legate al duca di Atene. Nel
frattempo eseguì alcuni lavori di ampliamento della piazza di fronte a
Palazzo Vecchio e si occupò della fortificazione delle mura della
città. Si recò quindi a Pisa, dove aprì un bottega dalla
quale uscirono pregiate opere lignee e in pietra (ad esempio
l'
Annunciata, ora al Museo Nazionale di Pisa). Trasferitosi poi a
Orvieto, fu nominato capomastro della fabbrica del duomo e mantenne questa
carica fino al 1349. Gli successe il figlio Nino, che ripudiò le regole
legate all'equilibrio classico e superò l'eredità giottesca, per
elaborare e approfondire invece gli elementi gotici, ma controbilanciandoli con
altri fattori che avevano caratterizzato l'opera paterna. Il suo stile si
ritrova soprattutto nelle formelle della porta del battistero, nelle quali
è evidente l'influsso dell'insegnamento di Giotto, presente e manifesto
particolarmente nella ricerca spaziale, oltre che quello della scuola francese.
Queste formelle nacquero certamente sulla scia dell'influsso delle storie del
Battista della Cappella Peruzzi, ma fondamentale fu senza dubbio l'incontro con
l'opera di Giotto: tale influenza si può infatti riscontrare nel fatto
che, ad esempio,
A. cerchi di racchiudere le figure in determinate
strutture architettoniche, che richiamano la cosiddetta "scatola" di Giotto.
Oppure l'impiego di figure o architetture dorate che si staccano dal fondo,
solitamente di colore bruno, sembra voler ricreare il cielo azzurro di Giotto,
che rappresenta il piano limite su cui si stagliano le figure, in una sorta di
tridimensionalità. Tra le opere di scultura, vanno invece ricordati i
lavori che
A. svolse per la decorazione del campanile: 21 scene racchiuse
in strutture esagonali illustrano la storia delle attività umane,
presiedute dai Pianeti, dalle Virtù, dalle Arti liberali e dai
Sacramenti. Quattro di queste formelle sono da attribuire sicuramente ad altri
artisti (
Il Medico, Il Fabbricato, Il Legislatore, L'Astronomia), mentre
le altre sono senza dubbio di
A., anche se affiancato da aiuti e
collaboratori.
A. lavorò dal 1335 al 1343 a queste formelle e tale
fatto può spiegare certe differenze di stile. In alcune storie poi
(
Creazione di Adamo ed Eva) è addirittura plausibile l'intervento
diretto di Giotto. È chiaramente riscontrabile comunque un'evoluzione
dell'artista, che raggiunge uno stile più sintetico, caratterizzato da un
panneggio semplificato e da una predilezione per le masse ampliate. La struttura
esagonale viene a far parte della rappresentazione stessa, come nel
Fabbro, dove i due lati dell'esagono vengono a rappresentare gli
spioventi del tetto in cui la scena è ambientata. A volte poi le figure
tendono a uscire dalla cornice e la ricerca della robustezza plastica diventa
senza dubbio maggiore: ne sono esempio le figure della
Creazione di
Abramo e delle
Arti meccaniche.
A. tese inoltre ad una
rappresentazione di tipo naturalistico, come nell'
Aratura, dove è
rappresentato bene lo sforzo dei buoi nel trascinare il carro e a cui
corrisponde il gesto naturale del protendersi in avanti da parte del contadino.
Sempre a questo periodo risalgono i rilievi
La navigazione e
Il Carro
di Tespi, mentre contemporanei alla porta del battistero sono le statuette
di un
Cristo e di una
Santa Reparata (Pontedera, Pisa 1290 -
Orvieto 1349 circa).